di Mario Tassone
Manca una visione complessiva nell’affronta la questione della presenza degli ex democristiani nel PD, fermando l’attenzione solo su episodi più o meno recenti con personaggi….di risulta.
E’ assente l’analisi di una storia, sminuzzata nello scontro di potere all’interno del Partito, punto di arrivo del periglioso percorso dei post comunisti. La “Margherita”, L’ulivo”, la rete di Leoluca Orlando, sono processi che hanno ribaltato gli antichi equilibri fra le forze politiche preminenti del tempo, attenuandone le diverse visioni in nome del cambiamento per fare dell’Italia una democrazia compiuta, attraverso l’alternanza dei governi, essendo venuto meno il pericolo del comunismo con la caduta del Muro di Berlino.
Nello sfondo l’azione del pool di mani pulite e il golpe di alcune procure che hanno raggiunto l’obiettivo di delegittimare la storia della Democrazia Cristiana e di altri partiti.
Molti d.c. impegnati in politica ridotti al silenzio e altri a un esodo verso spazi della sinistra ovviamente “protetti”.
La legge elettorale con cui si voto’ il 1994 era il risultato della classe dirigente del PPI, che aveva sostanzialmente accettato un sistema elettorale che avviava il “fenomeno” dei parlamentari nominati e subiva il progetto del successo della “macchina gioiosa di guerra” di Occhetto.
Il “premio” destinato ad Occhetto fu intercetta
to abilmente da Berlusconi .La classe dirigente democristiana del 1994 era convinta che era finita la stagione del partito dei cristiani democratici: il futuro era a sinistra e le vestigia di una grande storia, scritta da milioni di democratici cristiani, abbandonata in un resa vergognosa e vile. Bisogna andare alla scissione del PPI del 1995 all’Ergife. Allora furono commessi degli errori.
Ma il sottofondo vero di quella scissione fu la decisione già assunta di alcuni di andare verso nuove esperienze in coabitazioni culturalmente impossibili.
Chi rimase in posizione distante dalla sinistra ha conservato la propria identità, rifiutando di confluire come nel 2008 nel PDL. Partiamo da ragionamenti più ampi. Chi è andato nel PD non ha avuto spazi politici.
Gli ex democristiani sono divenuti gli indipendenti di sinistra che il Pci “reclutava “con qualche contentino negli anni ‘80 del secolo scorso. Ma oggi alcuni interrogativi di amici sul Pd sono importanti. C’è il rifiuto di continuare in subalternità politica in una casa che non è la loro. C’è solo un capitano coraggioso abilissimo ex democristiano che sta sempre in maggioranza: un teorico del potere di rara grandezza. La discriminante per i post democristiani è la Schlein Su via siamo seri, la discriminante riguarda gli errori del passato, di aver pensato che la fase dei popolari e cristiani democratici si fosse consumata. C’è sempre tempo di correggersi, imboccare il percorso giusto e risorgere !
di Amedeo Massimo Minisini
QUALE FUTURO PER IL CATTOLICESIMO POPOLARE DI LUIGI STURZO ? NON ABBIAMO ALTERNATIVE : TORNARE ALLA CAMILLUCCIA
Ho incontrato per caso un diversamente giovane democristiano della prima repubblica. Un grande della politica di quei tempi. Assessore al comune di Roma, illuminato oratore, leader della corrente del Presidente Aldo Moro, i cosiddetti “morotei”.
Non fa parte dei tanti diversamente giovani che continuano imperterriti a voler riportare alla luce il vecchio schema politico con riunioni, convegni e tentativi di ricomporre la diaspora: oggi definita “martinazzoliana”. Nel 1993 infatti Mino Martinazzoli ultimo segretario della Democrazia Cristiana, forse involontariamente ma non si sa quanto, con un colpo di spugna ne determinò lo scioglimento.
Dall’incontro con questo autorevole e lucidissimo protagonista della politica che fu, ho ricevuto una razionale esposizione della situazione politica attuale in riferimento ai molteplici tentativi di ricomporre la diaspora.
Ha ragione: noi parliamo oggi con un linguaggio obsoleto, vecchio e giudicato da questa generazione (specie dal 60 per cento dei non votanti) non al passo con il tempo. Il linguaggio è cambiato ed anche i contenuti. Per non parlare poi dei mezzi di comunicazione.
Le esperienze fallimentari dei 5 stelle di Grillo del Vaffaday e delle sardine hanno irrigidito ogni giudizio su possibili nuove aggregazioni. Si inizia a prendere atto della realtà : violenza sulle strade, abbandono delle regole, pressappochismo nei progetti e assenza di ogni seppur minima garanzia per il futuro, per chi desidera costruirsi una famiglia.
Quindi necessario è fermarsi e riflettere. Chiedersi cosa vogliono i futuri dirigenti di questo Paese che, inevitabilmente con l’avvicendarsi degli anni si troveranno ad ereditarne la gestione. Non possiamo più parlare di PASSO indietro, bensì di uno avanti !
Riprendere la sana abitudine dell’ora di educazione civica nelle scuole. Far conoscere la nostra COSTITUZIONE, definita da molti la più giovane. Soprattutto insegnare loro ad applicarla nel Suo senso reale e non approssimativo. Ha veramente ragione quel diversamente giovane moroteo democristiano, definitosi razionale.
Siamo in una fase nuova della storia e dobbiamo rendercene conto. Quando un vestito è logoro e pieno di buchi, dice l’anziano saggio DC, lo si deve cambiare. Ebbene la storia dei cattolici popolari, gli eredi di LUIGI STURZO, debbono rapportarsi ai tempi odierni, non ricercare convergenza e ritorni al passato ma ridisegnare il futuro. La proposta della scuola ex CAMILLUCCIA presentata dall’IDEA POPOLARE deve trovare veloce applicazione se si vuole rimanere in pista con i tempi.
LIBERI E FORTI
"L'Idea Popolare", il periodico che Sturzo pose a sostegno del Partito Popolare, torna in vita perché l'attuale crisi antropologica, sociale, economica e politica chiama i Cattolici ad un impegno per dare un nuovo significato alla nostra società globalizzata, nichilista, individualista, indifferente e sempre più assoggettata ad un "capitalismo finanziario" che fa crescere le diversità, la disoccupazione, le povertà, limita gli spazi della democrazia e determina una deriva dei valori etici
Si raccontano colloqui di molti personaggi che hanno vissuto la storia dal dopoguerra alla fine della prima Repubblica. Si parte dalla fase della ricostruzione degasperiana con la vocazione alla politica per tanti giovani che faranno le prime esperienze nel movimento giovanile Dc per arrivare a ruoli di rilievo istituzionale. Molti protagonisti raccontano la loro passione politica con l' impegno sul territorio, i rapporti con i leader, il ruolo e la funzione delle correnti, le battaglie parlamentari, la grande dialettica istituzionale, i successi politici, i problemi irrisolti. Le vicende istituzionali si intrecciano inevitabilmente con quelle economiche muovendo dalle grandi riforme fino alle nazionalizzazioni, privatizzazioni e liberalizzazioni toccando questioni di politica estera, sociale e giudiziaria. Si tratta di un insieme di storie che fanno una grande storia che viene lumeggiata con aneddoti, particolari inediti, passaggi parlamentari, attentamente verificati. È una riflessione su ciò che è stato l'impegno di una classe dirigente, nella azione di partito e nei territori per comprendere le ragioni della attuale crisi della politica pericolosamente condizionata da spinte qualunquiste e antiparlamentariste che colpiscono il Parlamento, il cuore della democrazia e della rappresentanza.
Maurizio Eufemi, economista, membro della Società Italiana di Economia, Statistica e Demografia, è stato eletto senatore della Repubblica nella XIV e XV legislatura. È stato Tesoriere della Associazione ex Parlamentari. È stato presidente della Associazione Democraticicristiani. Ha pubblicato: dal Parlamento al quotidiano, 2005; La Politica senza Eredi, 2011; Pagine Democristiane, 2018. Collabora con la Rivista Beemagazine
Delineare, sia pur brevemente, i tratti significativi del popolarismo e della sua attualità, non può esimerci da un fugace quadro del contesto politico odierno. Nel
E’ giusto e doveroso affrontare l’emergenza economico-sociale che colpisce i più deboli. Ma tale esigenza non può essere adoperata per la raccolta del consenso sul
Sono semplici esempi che però ci mostrano la necessità di un disegno ampio e “sovversivo” che sposti le risorse pubbliche sul versante collettivo per poter
Una “ecologia integrale” che diventi 11 punto di riferimento di tutte le scelte politiche. Una scuola rinnovata e aperta a tutti, con libertà di scelta
Innanzitutto recuperare il senso comunitario col restituire alla famiglia (la prima fondamentale comunità) il ruolo che la Costituzione Le assegna; con un Fisco riorganizzato intorno
Un modello di sviluppo “alternativo” che riconosca alcune priorità valoriali che non ritroviamo né a destra, né a sinistra e che comporti una “visione alta”
Dal messaggio di “liberi e forti di don Sturzo”
I miei punti di orientamento – ricordava Luigi Sturzo – sono stati quattro : libertàdemocratica, moralizzazione della vita pubblica, riforma dello Stato di tipo autonomistico, risanamento dell’economia e soprattutto del mezzogiorno.
La realtà è che i cattolici, quando si sottomettono alle logiche dei partiti aggregandosi là dove gli viene riconosciuto uno scampolo di potere, sono ben accolti (è il prezzo del loro silenzio); anche se poi, alla prima occasione, vengono “cestinati“. Quando, invece, puntano a ricomporre un movimento ispirato ai principi di riferimento diventano scomodi e si tenta in tutti i modi di impedir loro di tornare a battersi per un progetto sociale in linea con quei valori della Tradizione così come recepiti dalla Costituzione. Ecco perché i “cattolici scomodi” debbono recuperare una comune matrice politica che consenta la formazione di un programma ispirato a quei principi costituzionali che garantiscono i diritti della persona (sovranità, partecipazione, rappresentanza, dignità, libertà, diritti naturali, solidarietà, sussidiarietà, lavoro, famiglia, ecc. ecc.) la cui “centralità” rimane il punto d’incontro tra Costituzione e Cattolicesimo. Perché non dobbiamo dimenticare che i cattolici “costituenti” hanno lasciato una impronta indelebile sulla Carta costituzionale e che spetta a noi di recuperare nel governo del Paese per superare le attuali “emergenze”. per offrire E sulla base di tale “impronta” dobbiamo mettere insieme una “nuova Camaldoli” al Paese un progetto, prima culturale e poi politico, in grado di affrontare le quattro emergenze: etico–morale, istituzionale–rappresentativa, sociale e delle infrastrutture (materiali ed immateriali). Per una nuova “visione” dell’intero sistema Paese.
L'Idea Popolare è iscritta al Tribunale di Roma con n.: 11822 del 20 settembre 20/09/2022. Direttore responsabile
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Capo Redattore
Pasquale Tucciariello